5 Donne Straordinarie

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mix di foto che include le foto di Bessie Coleman, Katherine Johnson, Mae Jemison, Tarana Burke e Michelle Obama

Febbraio è dedicato alla celebrazione della Black History Month, un periodo di riflessione sulla storia recente degli Stati Uniti, segnata dalla schiavitù degli afroamericani. Per la ricorrenza della Black History Month vogliamo parlare di 5 donne straordinarie, le cui vite, benché possano non figurare nei libri di storia tradizionali, offrono un’inestimabile fonte di ispirazione per le loro straordinarie battaglie per la giustizia e l’uguaglianza.

La Black History Month iniziò in America nel 1926 da Carter G. Woodson, considerato il padre della Black History, questa commemorazione si tiene in febbraio per onorare i natalizi di Abraham Lincoln e Frederick Douglass, figure chiave nella lotta contro la schiavitù e per i diritti civili. Lincoln, con il suo ordine esecutivo del 1862, marcò l’inizio della liberazione degli schiavi nei territori confederati, mentre Douglass, noto politico, oratore, scrittore e riformatore, fu un fervente sostenitore dei diritti civili e del suffragio femminile.

Questo mese serve a riconoscere e celebrare gli individui che hanno combattuto, contribuito e, in alcuni casi, sacrificato la loro vita per rivendicare i diritti fondamentali, apportando miglioramenti non solo al proprio paese ma anche alle comunità locali. Attraverso piccoli ma significativi cambiamenti, questi eroi hanno lasciato un’impronta indelebile sul tessuto sociale.

Questo articolo mira a illuminare le storie di leadership e di resilienza, spesso trascurate, ma profondamente significative, che hanno contribuito alla lotta per i diritti delle comunità afroamericane.

Bessie Coleman (1892-1926)

Bessie Coleman, soprannominata “Brave Bessie” o “Queen Bess”, è stata una pioniera dell’aviazione, distinguendosi come la prima donna afroamericana e nativa americana a ottenere una licenza di pilota internazionale. Nata nel 1892 ad Atlanta, Texas, era la decima di tredici fratelli e fin da giovane mostrò un’inclinazione per la matematica, evitando così il lavoro nei campi di cotone. A 23 anni, Bessie si trasferì a Chicago, dove lavorò in un ristorante e in un barbiere frequentato da piloti veterani della Prima Guerra Mondiale, che ispirarono in lei un profondo interesse per l’aviazione.

Tuttavia, le scuole di volo americane le chiusero le porte a causa della sua etnia e genere, spingendola a cercare opportunità in Francia su suggerimento del redattore del Chicago Defender. Dopo aver imparato il francese, nel 1920 fu ammessa alla scuola di volo dei fratelli Caudron a Le Crotoy, Francia, e nel giugno 1921 conseguì la licenza di pilota internazionale dalla Fédération Aéronautique Internationale. Successivamente, Coleman si specializzò in volo acrobatico e paracadutismo.

Con l’ambizione di possedere un aereo e aprire una scuola di volo, Coleman si esibì in chiese, teatri e scuole, rifiutandosi di partecipare a eventi che praticassero la segregazione o discriminassero gli afroamericani. Divenne celebre per le sue audaci acrobazie, come il “giro della morte” e la formazione di un “8” in aria, guadagnandosi l’ammirazione negli USA e in Europa. Nonostante un grave incidente aereo nel 1923, continuò a volare fino a quando non riuscì a comprare un proprio aereo, un Jenny JN-4.

Coleman si batté per l’uguaglianza, in un’esibizione nella sua città natale in Texas, Bessie obbligo gli organizzatori a creare un unico ingresso per tutte le persone per accedere allo stadio anche se le persone avrebbero comunque dovuto sedersi in sezioni separate dello stadio per la loro etnia. Sebbene accettò di esibirsi divenne famosa per aver difeso pubblicamente le sue convinzioni.

Prima di poter realizzare il suo sogno di aprire una scuola di volo, però, perse la vita in un tragico incidente aereo nel 1926. Una donna straordinaria la cui vita si concluse a soli 34 anni. La sua eredità perdura: la Challenger Pilots’ Association e vari club aeronautici portano il suo nome, e nel 1995 le fu dedicato un francobollo commemorativo.

Katherine Johnson (1918-2020)

Katherine Johnson, nata il 26 agosto 1918 a White Sulphur Springs, West Virginia, era la figlia di Joylette Roberta (née Lowe) e Joshua McKinley Coleman. Cresciuta in una famiglia di quattro figli, mostrò un talento precoce per la matematica. Diplomatasi al liceo a soli 14 anni, si iscrisse al West Virginia State College, un istituto storico per afroamericani, completando tutti i corsi di matematica disponibili. Laureatasi in matematica e francese a 18 anni, fu tra i primi studenti afroamericani ammessi all’Università della Virginia Occidentale nel 1939. Lasciò gli studi per sposarsi e iniziare una famiglia.

Nel 1952, una parente le parlò delle posizioni aperte nella sezione di calcolo tutto al femminile alla National Advisory Committee for Aeronautics (NACA, poi NASA) a Langley, Virginia. Katherine si trasferì lì con la famiglia, iniziando a lavorare nell’estate del 1953. Assegnata a un progetto nella Divisione di Ricerca sui Volo, divenne presto una presenza fissa, lavorando su dati di test di volo e sull’indagine di un incidente aereo causato da turbolenze di scia.

Il lancio del satellite sovietico Sputnik nel 1957 segnò una svolta nella sua carriera e nella storia, portandola a fornire calcoli cruciali per la NASA, incluso l’analisi della traiettoria per la missione Freedom 7 di Alan Shepard nel 1961, il primo volo spaziale americano con equipaggio. La sua competenza fu fondamentale anche per la missione orbitale di John Glenn nel 1962, durante la quale verificò personalmente i calcoli delle traiettorie.

Johnson contribuì significativamente al programma Apollo, allo Space Shuttle, al satellite Landsat e autore o coautore di 26 rapporti di ricerca, ritirandosi nel 1986 dopo 33 anni di servizio. Nel 2015, ricevette la Medaglia Presidenziale della Libertà da Barack Obama. Una donna straordinaria di grand talento, morì il 24 febbraio 2020, a 101 anni, lasciando un’eredità di pionierismo e dedizione che continua a ispirare.

Mae Jemison (1956-present)

Mae Carol Jemison, nata il 17 ottobre 1956 a Decatur, Alabama, è entrata nella storia come la prima donna afroamericana a viaggiare nello spazio, a bordo dello Space Shuttle Endeavour il 12 settembre 1992. Prima di unirsi alla NASA, Jemison ha conseguito una laurea in ingegneria chimica e studi africani e afroamericani dalla Stanford University, seguita da un dottorato in medicina da Cornell. Ha servito come medico nel Peace Corps in Liberia e Sierra Leone, prima di decidere di perseguire il suo sogno d’infanzia di viaggiare nello spazio, ispirata da figure come Nichelle Nichols di “Star Trek”.

Oltre alla sua storica missione spaziale, Jemison ha un’impressionante carriera che spazia dalla medicina all’ingegneria, dall’insegnamento alla televisione, avendo persino fatto un’apparizione in un episodio di “Star Trek: The Next Generation”. Ha fondato il Jemison Group, un’organizzazione che promuove l’applicazione della tecnologia alla vita quotidiana, e ha guidato iniziative educative come il campo scientifico internazionale “The Earth We Share”, mirato a stimolare l’interesse scientifico tra i giovani. 

Mae Jemison non è solo un’icona per i suoi traguardi nello spazio, ma è anche un modello per l’intersezione tra arte e scienza. La sua passione per la danza e l’espressione creativa parallela alla sua carriera scientifica dimostra che non bisogna limitarsi a una sola disciplina. Jemison crede fermamente che l’arte e la scienza siano forme di indagine creativa che si alimentano a vicenda, arricchendo la comprensione umana e la capacità di innovare. Questo approccio olistico alla vita e al lavoro ha ispirato molte persone a seguire i propri interessi variati senza sentirsi costrette a scegliere una sola passione.

Inoltre, il suo impegno per l’istruzione globale e l’accesso alla scienza per tutti si riflette nella sua fondazione, la Dorothy Jemison Foundation for Excellence, che promuove programmi educativi volti a stimolare l’interesse per le scienze tra gli studenti di tutto il mondo. Attraverso “The Earth We Share”, Jemison ha dimostrato che l’apprendimento pratico e collaborativo può risolvere problemi complessi e stimolare un interesse duraturo per la scienza e la tecnologia.

Attualmente, dirige il progetto “100 Year Starship”, con l’obiettivo di rendere possibile il viaggio spaziale umano verso un’altra stella entro il prossimo secolo. Questo progetto non solo si concentra sulla fattibilità tecnologica del viaggio interstellare, ma considera anche le implicazioni sociali, economiche e filosofiche di un’impresa così audace.

La vita di Mae Jemison, una donna straordinaria che continua a dimostrano che l’audacia di seguire più passioni e la determinazione nel perseguire obiettivi ambiziosi possono portare a risultati straordinari. La sua eredità incoraggia le future generazioni a non vedere limiti tra le discipline e a esplorare il pieno potenziale delle loro passioni.

Per saper di piu sul tema di come creare un Team di successo vedi il nostro articolo “Lavoro di Squadra: Teamwork”

Tarana Burke (1973-present)

Tarana Burke, nata il 12 settembre 1973 nel Bronx, New York, si è distinta come attivista, organizzatrice comunitaria ed esecutiva, diventando nota a livello mondiale come fondatrice del movimento ‘me too’. Questa campagna ha raggiunto una risonanza globale, con l’hashtag #metoo utilizzato oltre 19 milioni di volte su Twitter. La sua dedizione al sostegno delle sopravvissute alla violenza sessuale le è valsa il riconoscimento di Persona dell’Anno da parte di TIME Magazine nel 2017.

Cresciuta in una famiglia operaia, Burke ha sperimentato e superato personalmente abusi sessuali sia nell’infanzia che nell’adolescenza, eventi che hanno ispirato il suo impegno per migliorare la vita delle ragazze attraverso l’attivismo e l’organizzazione comunitaria. Dopo essersi laureata, ha trasferito la sua passione e le sue competenze a Selma, Alabama, dove ha sviluppato il programma ‘Just Be’ per ragazze afroamericane dai 12 ai 18 anni e, nel 2006, ha lanciato il movimento MeToo per sensibilizzare sull’abuso sessuale.

Il suo lavoro si è ampliato a livello nazionale e internazionale quando, nel 2017, l’hashtag #metoo è diventato virale in seguito alle accuse di abuso sessuale contro Harvey Weinstein, portando a un movimento globale di sensibilizzazione e solidarietà. Burke ha continuato a lavorare come direttrice senior per Girls for Gender Equity a Brooklyn, NY, organizzando workshop e intervenendo in eventi pubblici per promuovere politiche di prevenzione della violenza sessuale e sostenere le vittime.

Nel 2018, è stata ospite ai Golden Globe e ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo coraggio e impegno nella difesa della giustizia sociale e dei diritti delle donne. Autrice di due libri pubblicati nel 2021, vive a New York con sua figlia. Burke, una donna straordinaria che continua a essere una voce influente e una guida nel movimento contro la violenza sessuale.

Per sapere di più sul tema della Gender Equity (Equità tra Generi) vedi il nostro articolo “Ridurre il divario tra Generi”

Michelle Obama (1964-present)

Michelle Obama, nata il 17 gennaio 1964 a Chicago, è la prima First Lady afroamericana degli Stati Uniti, moglie del 44° Presidente Barack Obama. Laureata alla Princeton University e alla Harvard Law School, ha iniziato la sua carriera come avvocato prima di dedicarsi al servizio pubblico e diventare un modello per donne e giovani di tutto il mondo. Attraverso iniziative come Let’s Move!, ha combattuto l’obesità infantile, promosso l’educazione superiore e sostenuto le famiglie dei militari e l’educazione delle ragazze adolescenti a livello internazionale.

Incontrando Barack Obama presso lo studio legale Sidley Austin, la loro unione ha dato vita a una partnership dinamica, culminata nel suo ruolo attivo durante la presidenza di Obama. Come First Lady, ha lasciato un segno indelebile, promuovendo stili di vita sani e sostenendo l’importanza dell’istruzione e del servizio comunitario. La sua eloquenza e dedizione sono emerse in occasioni pubbliche, tra cui il discorso al convegno dei Democratici nel 2008, dove ha condiviso la sua visione di speranza e cambiamento, riflettendo i valori americani e il sogno americano.

Michelle Obama ha ampliato il suo impatto ben oltre i confini della Casa Bianca, diventando una voce influente nel dialogo globale su questioni che vanno dall’istruzione femminile alla salute e al benessere. La sua autobiografia, “Becoming”, pubblicata nel 2018, si è rivelata un fenomeno editoriale, offrendo uno sguardo intimo sulla sua vita, dalla formazione nell’umile quartiere del South Side di Chicago fino al suo ruolo sul palcoscenico mondiale. Questo libro non solo ha battuto record di vendite, diventando uno dei memoir più venduti di sempre, ma ha anche ispirato un tour mondiale e un documentario su Netflix, estendendo la portata del suo messaggio di resilienza, speranza e del potere trasformativo dell’educazione.

In definitiva, l’eredità di Michelle Obama trascende il suo ruolo di First Lady. Attraverso il suo attivismo, la scrittura e il lavoro pubblico, ha ispirato milioni di persone a perseguire i loro sogni, a lottare per la giustizia e a credere nel potere del cambiamento positivo. La sua vita straordinaria e la sua storia personale di superamento delle sfide e di successo ha risonanza universale. Una donna straordinaria che continua ad offrire speranza e ispirazione a chi cerca di fare la differenza nel mondo.

Conclusione 

La storie delle vite di Bessie Coleman, Katherine Johnson, Mae Jemison, Tarana Burke e Michelle Obama durante la Black History Month ci ricorda che ogni passo avanti nella lotta per l’uguaglianza e la giustizia è frutto di coraggio, dedizione e impegno incrollabile. Queste 5 donne straordinarie non solo hanno sfidato le convenzioni e superato gli ostacoli con straordinaria determinazione, ma hanno anche ispirato innumerevoli altri a seguire le loro orme, ampliando i confini di ciò che è possibile.

La loro storia è una testimonianza vivente del fatto che il progresso richiede più di singoli atti di eccezionalità; richiede una comunità che sostiene, riconosce e celebra queste conquiste. Queste storie non sono solo importanti per comprendere la storia afroamericana; sono essenziali per apprezzare la ricchezza della storia umana nella sua interezza. In un mondo che ancora lotta con questioni di razzismo, disparità di genere e accesso all’educazione e alle opportunità, le storie di queste donne servono da faro di speranza e da promemoria che il cambiamento è possibile quando individui coraggiosi si alzano per fare la differenza.

In questo mese di riflessione, ci impegniamo a non solo ricordare e celebrare le realizzazioni del passato, ma anche a prendere ispirazione da queste leaders per affrontare le sfide odierne. Le vite di queste 5 donne straordinarie ci insegnano l’importanza della perseveranza, dell’educazione, dell’inclusività e del sostegno reciproco. Per onorare veramente il loro contributo, dobbiamo continuare a lottare per un mondo in cui l’uguaglianza, la giustizia e le opportunità siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla razza, dal genere o dal background.

Le storie di queste cinque donne eccezionali rafforzano la convinzione che, nonostante le difficoltà, il progresso sia sempre alla nostra portata. Sfidando gli stereotipi, rompendo barriere e tracciando nuovi percorsi, le storie di queste 5 leaders continueranno a ispirare e guidare le future generazioni verso un futuro più luminoso e inclusivo.

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